Fondo” da QUATTROPAGINE aprile 2016, diretto da Tamara Carano

Diario di un giornalista

La chiesa e il primo sole

di Dino Frambati

Ho fatto visita, nel pomeriggio di Pasqua, alla chiesa del mio paese. Mi sono fermato ad osservare quel luogo sacro, le statue, l'altare, quella della santa patrona, Sant'Anna. Ho iniziato a pensare .... sempre la stessa, poche variazioni rispetto a quando ci entravo ed ero bambino. Arrivavo in bicicletta e quella salita per raggiungerla, scolaro e poi giovane studente, era dura sui pedali. Ci sono entrato giovanotto quando, ragazzo fortunato, giravo in spider bianca. Ci sono entrato da uomo, quando nella vita, bene o male, avevo fatto qualcosa. Imprenditore, giornalista, ampio vissuto su molte cose, dopo aver girato buona parte del mondo. Ci entro ora, che i capelli sono...diciamo ingrigiti e finalmente capisco qualcosa della vita (forse). Rifletto: quella chiesa, il mio paesello, la piazza, il carruggio, la Ripa, la mia casa in pietra, sono l'unico riferimento che ho sempre avuto nella vita. Ho cambiato tanto; casa in città, lavoro, stato civile, ma il mio paese, quella casa è che la mia vera casa e dove mi sento a casa, anche se è fugace mia dimora limitata al “dì di festa”, come direbbe Leopardi, è l'unico punto fermo della mia esistenza. Lì sono me stesso, in pace con me stesso. Lì ho sempre partorito le idee giuste quando mi trovavo a dover decidere e non riuscivo a farlo. Mi piace meditare in quella chiesa, anche se non trattengo le lacrime pensando che sotto quella volta ho dato l'addio a mamma e, tanti anni prima, a papà. Ne esco e passeggio nel paese silente e poco abitato. Triste forse per chi ci trascorre la vita; un'oasi di incanto per me che adoro la natura, il vento che sento come unico rumore. E se la chiesa è un simbolo sacro e di grande meditazione, c'è un altro luogo, “laico” ma dove ritrovo egualmente sensazioni di paradiso: il moletto sul Borbera, ampio e robusto e dove c'è spazio per una sdraio, Nel lunedì dell'Angelo, dopo una notte e mattina di pioggia, è spuntato il sole. E quello che illumina prima di scendere sotto la Ripa appare come una stella unica nel cosmo: tutta particolare. Adoro sentirmene il volto riscaldato anche se per restare in quel posto occorrono ancora sciarpa e giubbetto imbottito. Il primo sole, la ghiaia, il ponte, la vasta valle che mi circonda. Luoghi che ho visto miliardi di volte ed altrettanti li guardo. Sotto il primo sole mi ripetevo che, di lì a poche ore, quando avrei dovuto tornare in città...quanto mi sarebbero mancati...